BUJE TIERE DI FORNÂS E DI FORNASÎRS

Da oggi fino alla fine del mese, nella frazione di Avilla di Buja laAssociazion Culturâl El Tomât APS ha allestito una  mostra  ricca di memorie condivise dedicata a "Buje tiere di fornâs e di fornasîrs", nei giorni della festa della “Madonna della Salute” venerata dal lontano 1875 come “Madonna dei Fornaciai” e proclamata dal vescovo Battisti “Madonna della Ricostruzione”.

La vollero i fornaciai che a migliaia lasciavano il paese per recarsi nelle contrade dell'Impero austro-ungarico a far mattoni. La cronaca racconta dell'iniziativa del capomastro, Giovanni Ganzitti  Stramp,capuçat presso la fornace di Anton Graßl in quel di Monaco di Baviera. Fu Joseph Knabl, docente di scultura sacra all'Accademia delle arti figurative, a realizzare la statua; l'occhio esperto dei fornaciai bujesi ne seguì il processo di cottura nella fornace e a fine stagione nel 1875 fu trasportata fino alla stazione di Artegna, da dove la statua scese ad Avilla di Buja su un carro messo a disposizione della famiglia Gallina Carìe.

Grazie alla disponibilità e alla collaborazione dei gestori e dei proprietari delle botteghe aperte o riaperte, anche se ormai chiuse da alcuni anni, fotografie storiche e tematiche riempiono i "vuoti" nella cortina di vetrine delle strade di Avilla.

Sono riproduzioni, di grande formato, di foto provenienti sia dagli archivi di Tarcisio e Alvio Baldassi e di Egidio Tessaro sia da archivi privati, perchè ogni famiglia conserva ricordi di quelle stagioni di duro lavoro, di lunga emigrazione, di ingegnosa imprenditorialità delle generazioni che hanno popolato quasi duecento anni di vita della comunità bujese in Friuli e nel mondo.

Il percorso disegnato dalla esposizione “itinerante” trasforma il paese in luogo di apprendimento e di condivisione di memorie.

Le immagini e i testi offrono occasioni di un passaggio di testimone alle nuove generazioni e ai nuovi cittadini che abitano Buja: proprio la loro curiosità e la loro voglia di conoscere le radici della festa della Madonna della Salute ha sollecitato il Tomât a riproporre il racconto della epopea dei fornaciai che da questo paese hanno esportato l'arte del far mattoni, provenendo dalla scuola di un territorio in cui nell'ottocento erano operative almeno 19 fornaci.

Chi passerà in questi ultimi giorni di novembre nel borgo di Avilla potrà soffermarsi sulla storia di quelle rimaste operative fino al terremoto del 1976: la antica fornace Calligaro Cjocjo“la fornasate” di Arrio e la fornace industriale Calligaro Lene “il pravilegjo” di Urbignacco. Troverà anche ricordi della imprenditorialità bujese in Austria, Australia e Venezuela. Ingegno, fatica, lavoro si rispecchiano nelle storie e nelle fotografie della emigrazione per le strade di Germania dove si rievoca il triste capitolo dello sfruttamento della manodopera infantile.

 

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