FLON-FLON & MUSETTE parlano friulano

FLON-FLON  &  MUSETTE parlano friulano

Venerdì 29 gennaio alle ore 18.oo a Udine, negli spazi della ex-caserma Osoppo in via

Brigata Re  restituiti alla fruizione dei  cittadini, il Comune di Udine e l'Arlef presenteranno

la versione in lingua friulana di “Flon Flon & Musette”, albo illustrato di  Elzbieta,  libro

vincitore, nel 1996,  del Premio Andersen, il più importante riconoscimento nel campo della

letteratura per l'infanzia.

La pubblicazione, realizzata dalla Associazione Culturale di promozione sociale “el tomât”

di Buja, con il sostegno dell'ARLEF,  porterà questo libro  nelle case e nelle scuole come

strumento e supporto didattico per l'educazione alla pace e per l'insegnamento della lingua

friulana,   per far riemergere racconti di vite vissute e tramandate in una terra di frontiera,

che porta viva memoria di guerre, invasioni e profuganze: a  cento anni dallo scoppio della

Grande Guerra, settanta dalla fine sella seconda e solo venti dalla disgregazione della ex-

Jugoslavia, guerra, quest'ultima,  “sulla porta di casa” per il Friuli.  E' in questa regione che

si è aperto fra i confini il varco nella “siepe di spine” che separava anche i cortili delle case

di Gorizia e con loro l'Est e l'Ovest.

L' autrice e illustratrice Elzbieta  nasce in Polonia, ma non ci resta per molto: all'indomani

dell'invasione nazista che nel 1939 dà inizio alla seconda guerra mondiale fugge in Alsazia,

all'epoca regione tedesca, dove viene accolta da una famiglia. In seguito passa un lungo

periodo in un convento in Inghilterra per arrivare infine a quindici anni a Parigi. Nel 1972

escono i suoi primi libri e da allora ne ha scritti tanti, tutti impegnati a favore dei più deboli

e contro la guerra.

La traduzione, dall'originale francese, è a cura di Laura Nicoloso, maestra a Bordano fin dai

tempi del terremoto e della “pedagogia della tenda”, che ha fatto della lingua nativa parlata

dai bambini occasione di accoglienza delle diversità e stimolo alla curiosità per ogni cultura

e lingua “altra”. E “Musette” diventa  “Musute”, quasi ad evocare i troppi volti di bambine e

bambini che con sofferto stupore vivono anche oggi l'incomprensibile assurdità di ogni

guerra.

 

Flon-Flon e Musette sono due coniglietti: amici che giocano sempre insieme fino al giorno

in cui scoppia la guerra e non possono vedersi più perché Musette "sta dall'altra parte della

guerra"

Flon-Flon e Musette è un libro di domande. Di quelle domande scomode, a cui nessun

adulto vorrebbe mai rispondere. A cui la mamma e il papà di Flon-Flon rispondono sempre.

Non puoi parlare con Musette, dice la mamma, perchè sta dell’altra parte della guerra. Le

guerre, le preoccupazioni, non risparmiano i bambini. E i bambini non ci risparmiano le

domande.

Da una storia nascono sempre nuove domande. E in questo alternarsi di domande e risposte

il bambino trova il suo posto nel mondo, in mezzo ad adulti che non hanno paura di

accompagnarlo alla vita. Quella vera.


ELZBIETA

Flon Flon & Musette – Flon Flon & Musetta – Flon Flon & Musute

Premi Andersen 1996 (Miôr Libri 0-6 agns) .

 * Scrit e inlustrât di Elzbieta. La autore e nas in Polonie ma di frute e scuen lassâ la sô tiere dal

1939, co e rivin i naziscj; e scjampe prime in Alsazie, po in Inghiltere e infin a Parigji, dulà che

e rive a cuindis agns. I soi prins libris a tachin a sei publicâts tal 1972. Di chê volte a 'ndi à

scrits cetancj, pensant ai plui debui e a pro de pâs.  

 * “Flon Flon e Musute” al è stât tradusût in furlan e cheste, secont ce che nus risulte fintremai

vuê, e sarès la prime volte che un libri di cheste autore al ven proponût intune lenghe

 * Poesie limpide e sensibilitât che e cjape: libri preseôs, sevi pe puartade dal test che pes

inlustrazions; a puedin scoltâlu i frutins plui piçui de vôs dai gjenitôrs o dai nonos; a puedin

gjoldisal leintlu mularie e personis in etât, dibessoi.

 * Al è un libri ancje cun tantis domandis, di chês scomudis, che no si varès mai voie di dâur

rispuestis. Parcè, parcè, parcè. Il pari e la mari di Flon Flon e di Musute a àn rispuestis justis

pai lôr frutins, un di ca e un di là de cise di spinis. Lis vueris e lis preocupazions no sparagnin i

frutins; i frutins no nus sparagnin lis domandis, che no integnin  dome la vuere, ma ancje lis

 * Une storie che e je di bessole une rispueste, atraviers il lengaç de metafore e de puisie, li che

i fruts a stan dongje di personis grandis che a tachin a compagnâju cun sigurece a cognossi la

 * La sielte di chest libri e je prudelade e stiçade di cetantis esperiencis didatichis dentri e fûr

 Al pues deventâ un imprest di didatiche “de” lenghe e “in” lenghe pes scuelis dal Friûl,

che a varessin a puartade di man un sussidi ninin e impegnatîf,  di cualitât.

 Al pues prudelâ o inviâ discors su la cuistion cetant imberdeade des vueris, sevi  patidis

de nestre int (pensìn a lis iniziativis pe “Grande VUERE”) sevi chês che, magari cussì no,

a continuin a tibiâ cetante pat dal mont ancjimo in dì di vuê  

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Intai agns passâts la associazion “el tomât” e à madressût esperiencis di publicazion di libris, ancje pe infanzie  

Scuele elementâr di Bordan, IL SORELI INTE VALÎS di une conte di Gianni Gregoricchio

D.Alessio-L.Nicoloso, TUI TUI un libri di  tajâ e di picjâ (2 ediz)

D.Alessio-M.Tubetti, IL GLIMUç de MAGNE un libri di tajâ e di cjantâ con CD di DJ Tubet

S_cûr sotsore”/ “D_heart_k upside down”/ “Contro lo scoglio” / “Against the rock”

peraulis e imagjinis,par contâ ae canaie la tragjedie nassude de Costa Concordia

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Laura Nicoloso, di mistîr mestre di scuele elementâr, e à dât vite a progjets di e in lenghe furlane,  vint cure tal contimp di

nudrî lis sôs competencis atraviers il studi e la formazion (cors di formazion linguistiche e metodologjiche - Universitât di

Udin  e di altris ents) e di puartâ atôr pes scuelis dal Friûl e dal Cjaduvri (Institût Ladin) lis sôs esperiencis; responsabil pai

progjets dal “furlan a scuele” de direzion didatiche di Trasaghis, dut un cun altris e à inmaneât  la rêt dai Istitûts Scuelastics di

“Aghis” (L 482); referente pal Friûl, tant che mestre, dal progjet european “ Supporting the Teaching of Literacy Skills in the

Minority Languages of Bilingual Children”. Pe Associazion “el tomât” e sta daûr a lis ativitâts editoriâls e di ricercje sevi par

chel che al inten i libris pai fruts che par altris ambits antropologjics e etnografics.

Silva Ganzitti,  autore di libris in lenghe italiane pe infanzie (0111 edizions e Tabula Fati)  e lavore tant che “editor”, responsabil de sezion

narative par grancj e pe canaie, curant lavôrs di altris par une cjase editore italiane; free lance pai autôrs che le domandin. Pe lenghe inglese e

à madressût il CPE – certificate of proficiency in english; e tabaie spagnûl e cognòs avonde il todesc. Pal tomât e ten rapuarts cul mont dai

esperts de leterature pe infanzie (formazion a nivel universitari e progjets di colaborazion cun bibliotechis sparniçadis sul teritori nazionâl).

Libia: l'indifferenza e l'isteria ci fanno male come la guerra

Libia: l'indifferenza e l'isteria ci fanno male come la guerra

Siamo contenti che lo abbia detto anche Matteo Renzi: "Non si può passare dall'indifferenza all'isteria!" Non è serio né utile: è dannoso! Eppure è accaduto ancora una volta davanti alla tragedia libica e alle nuove minacce del cosiddetto Stato Islamico. Dopo un lungo periodo di noncuranza (che ce ne frega di quello che succede nel mondo!) accade qualcosa che colpisce direttamente le nostre emozioni, risveglia quel che resta del nostro senso del pericolo e provoca una reazione scomposta, isterica. Ed è come una bomba d'acqua che si scarica su di noi con smisurata violenza bellicista. "L'Isis ci minaccia ma noi siamo pronti a combattere" "Serve un intervento militare in Libia" "La guerra è alle porte e l'intervento è diventato urgente" "Alla guerra come alla guerra" "Se in Afghanistan abbiamo mandato a combattere 5000 uomini, in un paese come la Libia che ci riguarda molto più da vicino la nostra missione sarà ancora più impegnativa".

L'isteria è una malattia che deforma la realtà, produce contorsioni, deliri, angosce e nuovi conflitti. E quando colpisce alcuni dei responsabili delle istituzioni, della politica e dell'informazione fa molto male a tutti. Per questo dobbiamo trovare il modo di curarla.

La tragedia libica ci dice, per l'ennesima volta, che non possiamo più: (1) permetterci di chiudere gli occhi sulle tante, troppe guerre e crisi che infiammano il mondo; (2) continuare ad arrivare tardi sui problemi che ci stanno davanti e lasciare tutto nelle mani dei responsabili di tanta negligenza politica; (3) ripetere sempre gli stessi errori delegando agli eserciti e ai bombardamenti la soluzione dei problemi che la politica non ha saputo (o voluto) risolvere; (4) gestire i problemi della sicurezza con le logiche e gli strumenti arcaici che anche in questi anni di crisi distruggono decine di miliardi di euro dei nostri bilanci; (5) difendere i nostri valori e interessi in un mondo così complesso e veloce senza dotarci di una visione politica, risorse finanziarie, personale qualificato e strutture adeguate; (6) trattare l'Onu come un "quadro" o una "cornice" da invocare un giorno e ignorare l'altro senza mai metterla nelle condizioni di agire come dovrebbe; (7) invocare l'Europa e non avere un progetto per costruirne una migliore; (8) trattare il Mediterraneo come il confine meridionale dell'Europa e poi pretendere che gli altri non facciano altrettanto; (9) avere un sistema d'informazione che ci acceca e non ci aiuta a capire; (10) tollerare chi strumentalizza politicamente i drammi, l'insicurezza e le paure di tante persone fomentando odio, disprezzo e divisioni.

Se vogliamo uscire da questo incubo cominciamo col mettere al bando l'indifferenza e l'isteria. Usiamo l'intelligenza.

Tavola della pace                                                             Perugia,febbraio 2015

In cammino per la pace

 

A 100 anni dalla prima guerra mondiale rimettiamoci
in cammino per la pace e la fraternità
Domenica 19 ottobre 2014
Marcia Perugia-Assisi
"Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà! Il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall'anelito di pace." Papa Francesco

"La riduzione del fatto 'guerra' va accompagnata con la capacità di costruire la pace, di dare un sale ad essa, di riferirla ad un nuovo uomo, e nuova società, e nuova realtà". Aldo Capitini

"Se è vero che le guerre hanno inizio nelle menti degli uomini, anche la pace ini¬zia nelle nostre menti. La stessa specie che ha inventato la guerra ha le capa¬cità per inventare la pace. La responsabilità spetta a ciascuno di noi" Unesco

A cento anni dalla prima guerra Mondiale
A cento anni dallo scoppio della prima guerra mondiale, domenica 19 ottobre 2014 si svolgerà la ventesima edizione della Marcia Perugia-Assisi.

Sarà una marcia per la pace e la fraternità.

Cento anni dopo quell'inutile strage, migliaia di persone si metteranno in cammino per dare voce alla domanda di pace che sale da ogni parte del mondo e per dire basta a tutte le guerre, "alle guerre fatte di scontri armati e alle guerre meno visibili, ma non meno crudeli, che si combattono in campo economico e finanziario con mezzi altrettanto distruttivi di vite, di famiglie, di imprese".

Per il diritto umano alla pace
A cento anni dallo scoppio della prima guerra mondiale, le Nazioni Unite hanno finalmente avviato le procedure per riconoscere la Pace quale diritto fondamentale della persona e dei popoli. La Marcia Perugia-Assisi del 19 ottobre 2014 è una importante tappa della campagna di mobilitazione lanciata in Italia a sostegno del processo avviato dalle Nazioni Unite. Si tratta infatti di una straordinaria opportunità per impegnare gli Stati ad agire con maggiore determinazione e coerenza in favore della sicurezza umana, di un disarmo reale, della risoluzione pacifica dei conflitti in corso, del rafforzamento democratico delle istituzioni internazionali, della costruzione del sistema di sicurezza collettiva previsto dalla Carta dell'Onu. Per l'affermazione del diritto alla pace devono mobilitarsi tutte le persone di buona volontà, le associazioni di volontariato, i movimenti sociali, in particolare gli Enti locali e le Regioni che in Italia, per primi al mondo, a partire dagli anni '80, hanno inserito in migliaia di statuti e di leggi l'esplicito riconoscimento del diritto alla pace.

Sui passi di Francesco... per la globalizzazione della fraternità
Raccogliendo l'appello lanciato da Papa Francesco il 1 gennaio, la Marcia Perugia-Assisi e la sua preparazione saranno dedicate alla promozione della "globalizzazione della fraternità"che deve prendere il posto della globalizzazione dell'indifferenza. La fraternità è il principio umano e politico capace di aiutarci ad uscire dalla crisi insieme, più liberi ed eguali. Un principio che va dunque scoperto, amato, sperimentato, annunciato, testimoniato e tradotto in agenda politica dalle città all'Onu.

Per un'Europa della fraternità
L'Europa è un grande esperimento di pace nato all'indomani di due grandi, tragiche, guerre mondiali. Un esperimento incompleto che rischia di fallire sotto il peso di una lunga serie di errori, egoismi e nazionalismi. Eppure dell'Europa abbiamo bisogno come della pace. Anzi per noi europei le due cose coincidono. Per questo la Marcia Perugia-Assisi, che si svolgerà il 19 ottobre nel mezzo del semestre di Presidenza italiana dell'Unione Europea, vuole rilanciare l'originale progetto di pace dell'Europa con l'obiettivo di costruire, insieme con l'Onu, un mondo più pacifico e democratico. L'Europa della fraternità che dobbiamo costruire può cominciare con il riconoscimento dello statuto di cittadinanza europea-plurale.

La nonviolenza cambia le cose
La Marcia si svolgerà nel 46° anniversario della scomparsa di Aldo Capitini, ideatore della Perugia-Assisi e maestro di nonviolenza. E proprio la scelta della nonviolenza, della sua straordinaria attualità e urgenza, accompagnerà la preparazione della Marcia. Mentre la nostra vita quotidiana è sempre più intrisa di un bullismo diffuso, siamo chiamati a fare fronte comune contro la violenza. Il processo e la condanna della violenza, in tutte le sue manifestazioni e a tutte le latitudini, è il primo passo verso la scoperta del valore superiore della nonviolenza. "La nonviolenza è per l'Italia e per tutti via di uscita dalla difesa di posizioni insufficienti, strumento di liberazione, prova suprema di amore, varco a uomo, società e realtà migliori." (Aldo Capitini)

100 scuole per la pace e la fraternità
A cento anni dalla prima guerra mondiale, 100 scuole di ogni parte d'Italia si metteranno in cammino da Perugia ad Assisi per costruire una nuova cultura: la cultura della pace e della fraternità. Studenti, insegnanti e dirigenti scolastici saranno protagonisti della Marcia Perugia-Assisi animando tutti i momenti salienti della giornata con interventi, letture, poesie, cartelli, striscioni, musica e balli. Alla testa della prima Marcia Perugia-Assisi nel 1961 c'erano personalità come Aldo Capitini, Norberto Bobbio, Italo Calvino, Guido Piovene, Renato Guttuso, Giovanni Arpino. Quest'anno saranno le scuole impegnate nei programmi "Pace, fraternità e dialogo. Sui passi di Francesco" e "Dalla grande guerra alla grande pace".

100 giovani per la pace e la fraternità
Viviamo in un tempo e in una società in cui la pace e i giovani condividono la stessa condizione: sempre più marginale e precaria. La pace e i giovani camminano insieme e se davvero vogliamo cambiare strada e dare inizio a una nuova era di pace dobbiamo aprirci ai giovani, investire sui giovani e sulla loro formazione, scommettere sui giovani, chiamarli a fare la propria parte e dare loro adeguate opportunità, consentirgli di essere parte attiva della comunità "glo-cale" e del cambiamento epocale che stiamo vivendo. La Marcia Perugia-Assisi del 19 ottobre è una grande occasione per consentire a tanti giovani di essere protagonisti di una grande iniziativa di pace, di sentirsi responsabili della storia e del processo di trasformazione del mondo, di scoprire il senso, il significato e il valore dell'impegno per la pace, la giustizia e i diritti umani.

100 città per la pace e la fraternità
La pace comincia dalle nostre città perché è qui, nei luoghi in cui viviamo, che i diritti di ciascuno vengono rispettati o calpestati. Le nostre città sono sempre più "città-mondo" perché su di esse ricadono i problemi del pianeta e perché esse stesse sono abitate da persone provenienti da ogni parte della Terra. Per questo ogni città, ogni territorio, può e deve diventare un laboratorio di pace e di fraternità. La crescita della sofferenza sociale e l'esplosione di nuovi conflitti locali rende questa sfida tanto difficile quanto ineludibile. L'organizzazione della Marcia Perugia-Assisi sarà l'occasione per rafforzare ed estendere questa consapevolezza valorizzando l'impegno di tutti quegli Enti Locali che hanno accettato di fare i conti con le proprie responsabilità glo-cali promuovendo concreti percorsi di pace. Tra queste ci sono gli oltre 100 Enti Locali e le Regioni che si stanno battendo per il riconoscimento del diritto umano alla pace.

Le marce prima della Marcia
La pace richiede un impegno serio, maturo, non occasionale. Non servono eventi ma percorsi di pace. Percorsi che devono entrare a far parte della vita quotidiana di ciascuno e che dunque devono partire dalle nostre città. Con questo spirito molti gruppi, associazioni, scuole ed Enti Locali hanno raccolto l'invito dei promotori della Perugia-Assisi a organizzare una marcia per la pace sul proprio territorio. Da Campobasso a Forlì, da Lodi a Senigallia, da San Giovanni in Fiore a Castiglion del Lago, da Lugo di Romagna a Brindisi e in moltissime altre località del nostro paese migliaia di persone si sono messe in cammino rinnovando il proprio impegno di pace. La Marcia Perugia-Assisi del 19 ottobre sarà l'occasione per valorizzare ciascuno di questi percorsi e delle persone che li stanno realizzando.

Da Assisi a Betlemme
La Marcia Perugia-Assisi non si concluderà il 19 ottobre ma proseguirà con mille iniziative che si svolgeranno in ciascuna delle nostre città. Tra queste particolare rilievo avrà il progetto "Natale di pace a Betlemme" che prevede la realizzazione, dal 20 al 27 dicembre 2014, di una Missione di pace in Medio Oriente composta dai rappresentanti di 100 città e comunità locali italiane decise a rinnovare l'impegno dell'Italia per la pace in Medio Oriente "sui passi di Francesco" e "sulle orme di Giorgio La Pira".

Un grande progetto comune
La Marcia Perugia-Assisi è frutto dell'assunzione di responsabilità e della partecipazione attiva di tante persone, gruppi, associazioni, scuole ed Enti Locali. Il comitato promotore raccoglie adesioni, suggerimenti e contributi economici per le spese organizzative.

"La cosa più importante è che tutti sappiano operare assieme, come un fronte unico, con una strategia comune e la consapevolezza di condurre una lotta comune. Ciò richiede però un prezzo: saper rinunciare da parte di ogni gruppo, e anche da parte delle chiese, alle pretese, anche legittime, proprie di ciascun gruppo o movimento, per potersi presentare davvero come un fronte comune, con un annuncio comune ben chiaro, visibile e identificabile ovunque sulla terra."


Invia subito la tua adesione. Scrivi al
Comitato Promotore Marcia Perugia-Assisi
via della viola 1 (06100) Perugia, Tel. 335.6590356 - 075/5736890 - fax 075/5739337 email:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.perlapace.it

Recensione di " Oltre lo scoglio"

 

Recensione “Oltre lo scoglio”

di Donatella Trotta

 

L'ormai storico naufragio della Costa Concordia in un albo illustrato. Per bambini. Che nasce da  alcune domande: come ”filtrare“ nel modo giusto, per i più piccoli, pagine di cronaca destinate a diventare storia? E come tutelare la memoria di chi non c’è più evitando tanto la trappola della retorica quanto quella dell’oblio veloce da consumismo, non soltanto mediatico? Ci riesce, con unoriginale esperimento corale e plurilingue, un bel libro illustrato per bambini di forte impatto visivo, emotivo e linguistico: si intitola «Oltre lo scoglio» e narra, tra parole (poetiche) e immagini (digitali, ma fortemente evocative, anche nell’uso simbolico dei cromatismi) la tragedia del naufragio della Costa Concordia al largo dell’isola del Giglio.

 

Il libro, edito dalla casa editrice L’Orto della Cultura (pp. 35, euro 13) con testi di Lorella Rotondi, Laura Nicoloso e Karin Martin, illustrazioni dell’esordiente Daniele Frattolin e una ostfazione di Livio Sossi, è un’opera a più mani. Che nasce da un significativo incontro di creatività diverse, dalla parte delle bambine e dei bambini: non a caso è dedicato alla piccola Dayana Arlotti, cinque anni, una delle 32 vittime inghiottite dal mare, la sera del 13 gennaio 2012, dopo l’impatto della nave da crociera contro lo scoglio delle Scole, a poco più di un centinaio di metri dall’isola toscana.

 

Ad avere l’idea di questo libro, durante un laboratorio letterario in Friuli, è stata Lorella Rotondi, classe 1961, poetessa e scrittrice residente in Toscana e impegnata, da docente, in una didattica inclusiva attenta a temi civili e sociali: a rispondere subito al suo stimolo la friulana Laura Nicoloso, creativa maestra a Bordano, e la giovane linguista veronese Karin Martin. Insieme, con un lavoro di scrittura collettiva su versi - tradotti in inglese da Silva Ganzitti e in immagini dal giovane Frattolin, illustratore e graphic designer di notevole talento - hanno scelto punti di vista narrativi inediti, tra il reale e il fantastico, ricostruendo gli attimi prima e dopo la tragedia in modo lieve e delicatamente allusivo.

 

Sin dall’incipit, quando è un gabbiano a raccontare: «Emergo./ Allargo le ali/ vedo lo sbuffo/ e mi rituffo. / - Allerta, amici!/ - Allerta, sgombri, spigole, alici!/ E voi murene, rintanatevi bene! /Capodogli, via dagli scogli!».

È l’imponente sagoma della Costa Concordia ad avanzare all’orizzonte, in una tavola a tutta pagina che già dall’inizio del libro invita a una doppia lettura del testo: tra il mondo ”sopra“ la superficie del mare e quello sotto, popolato di creature - tra le quali persino una Sirena - che seguono con sgomento e partecipazione sia le atmosfere festaiole di bordo nei momenti precedenti il naufragio che la solidarietà concitata dopo l’inabissarsi della nave: evidenziata da una tavola particolarmente suggestiva, dove i flutti e l’isola tentano, come grandi mani pietose, di raccogliere il gigante inclinato accogliendone le vittime spaventate.

 

«Veloci, accorriamo./ - Dammi la mano./ - Non temere l’erta,/ la mia casa/ per te è aperta», recitano asciutti i versi-didascalia dell’immagine, dominata dai toni del blu. Blu che diventa nero, quando la paura prende il sopravvento sull’inconsapevolezza della fine imminente, mentre calano le ombre della sera stemperando il rosso gioioso degli interni della nave: «Il nero./ Avanza il nero./ Non è ombra di luna, / non son le lampare./ È davvero paura/ quella che ora appare».

 

Secondo alcuni testimoni al processo di Grosseto che vede imputato l’ex comandante della nave, Francesco Schettino, sembra che alcuni genitori, per tranquillizzare i propri bambini intenti a guardare in quel momento lo spettacolo di un prestigiatore a bordo, al primo violento impatto della nave contro gli scogli, alle 21,45, avrebbero detto ai figli: «È stato un gioco del mago». Un modo per esorcizzare l’inquietudine. Prima del dramma. «Nero. Rosso. / Non è un gioco./ Sulle guance acqua salata./ Le lacrime l’hanno bagnata./ Rosse. Nero./ Buio», recita il libro sintetizzando le prime perdite: «L’ombra nera resta,/ ci schiaccia la testa».

 

Lo scarto tra la svagata spensieratezza di 4.229 persone - tra passeggeri in crociera ed equipaggio - e l’abisso della fine è compiuto. Presagito, nel libro, dalle creature del mare che mostrano pietas persino per il principale responsabile, l’ex comandante mai nominato:

 

«Hai visto il re d’Oriente/ che intrattiene tutta la gente?/ È lui il capitano,/ e non naviga invano!/ - Ahimé, ahimé, Sirena!/ Non sempre conduce bene/ il ventre delle balene!».

 

Sono passati due anni da quei momenti sconvolgenti. La carcassa della Costa Concordia, a lungo meta di un turismo del macabro, è stata finalmente rimossa dai fondali del Giglio. Ma mentre continua il processo, resta il dolore dei parenti delle vittime, con lo shock dei sopravvissuti.

 

Pubblicare oggi un albo illustrato come questo, ricorda lo studioso Livio Sossi nella sua attenta postfazione, significa non solo «restituire a tutti i giovani un frammento della nostra storia», ma anche «raccontare l’indicibile con la voce sommessa della poesia». Quella che nutre

 

l’immaginario con il linguaggio radicale dell’anima. E aiuta ad andare, appunto, «oltre lo scoglio».

 

Qualsiasi scoglio.

 

il link:

 

http://www.ilmattino.it/CULTURA/LIBRI/naufragio-costa-concordia-scoglio/notizie/882406.shtml

Cletâ nol è smaltâ

Cletâ nol è smaltâ

grave no je gravon

lacje no je savalon

salizo nol è pedrât

sbacjo nol è diurint

 

Ogni element, ogni imprest, ogni azion, la so peraule. Peraulis precisis a indica che robe, chel fa, chel risultat precis e no un altri.

 

Peraulis che a an compagnat il mistir plui vecjo dal mont: chel di fa sũ une cjase.

La cjase!

 

Ve un sotet al e il dissen di une vite, di une famee che e nas o la conclusion di agns e agns di lavor. E la cjase, par no, e a di sei “nestre”.

La cjase e mostre la nestre muse, e fevele di no e de nestre int. Si le lustre par dentri e par difur, si le manten sane, frescje vie pal istat e cjalde d'invier.

 

Tornâ a cjase”, al vul di sei vuarits, che al e cussi che si dis dopo ve stat in ospedal,al vul di ve finit di vore. “Tornâ a cjase” il suspir dai zovins che a lavin in vuere, la ambizion dai nestris emigrants, dutun cul “comedâle, la cjase” o ben “fâle sù gnove”.

 

Dome cui che al a passat il taramot al sa ce che al a volut di “no vêle, la cjase” e trop che al a costat jempla chel vueit che si insede te anime.

Une des carateristichis di Buje, comunis a altris pais dal Friul, e je che dai

Cjà”.

Cjà Fôrs, Cjà Dreôr, Cjà Gjalot, Cjà Maô, Cjà Marcûri, Cjà Madùs, Cjà

Martin, Cjà Codop, Cjasâi, Cjà Orç, Cjà 'Saîli, Cjasèts, Cjà Spigjèl, Cjà Vergjari,

Cjà Vuic, Cjà Maur, Cjà Menon, Cjà Menat, Cjà Piç, Cjà Poçut, Cjà Linç, Cjà Cuc,Cjà Buç, Cjasâi, Cjasates, Cjase Blancje, Cjase nere ...

Cjà a di cjasis e fameis, curtii un dentri chel altri:

“... ator dal curtîl si è ingrumade une mostre curiôse di cjasis, cjasutis, e casopis che si tegnin sù une cu l'altre: cjôz e sucriz, antii di moleton disfueât, scjalins sbocognâz e piûi sdenteâz, par sotetâ un altri campionari: chel di une umanitât strambe e sforeade. Un misturot di int nassude lì e di “forescj” vignûz dopo, a vivi in chel pascjel. Vivi al è un mût di dî: pitost un ziminâ dentri a miseriis di dutis lis fatis, un smaneâsi ristîf in chei blecs di lûs zale che i mûrs dulintôr a làssin pojâ tal pacjuc, d'istât, cuant che il soreli al è alt parsôre i cops.” Cussi e a piturat i Cjà Fôrs MarieForte, che no par nuie, a un so romanc e a dat titul “La Cjase di Dalban”.

 

Cjà, nons metuts par resta, par fa viodi une organizazion ancje urbanistiche, oltri che social, dal teritori. Cjasis fatis su, clap dopo clap, modon dopo modon, piere dopo piere dai muredors. Un mont, chel dai muredors, di sapienciis trasmitudis, imparadis cui voi, di inzens e di cognossincis dai elements naturai, dal sut e dal umit,di lunis e di stagjons. Il save fa cu lis mans, il save dopra imprescj par puarta a bon fin la opare, si e fissat, intal timp, in peraulis che a pandin specializazion dal mistir, scrupul, esperience ingrumade.

 

Chest block-notes al ripuarte, cu la poie di ilustrazions, peraulis che a an corut e che a corin inmo, par cualchi viers, tra muridor e muridor, tra manovai e cjarpentirs.

O podin presentalu in gracie des fondis butadis ju trente agns indaur (prins agns '80) par iniziative dal prof. Zuan Nazzi Matalon. Egjidio Tessaro Bolzon, cun altris cinc di lor al faseve part dal grop dai ricercjadors. Tignint sot voli lis ilustrazions dal vocabolari todesc- italian Duden, si jerin metuts cu la int dal mistir a dâ il non furlan ai imprescj dal mont dai muredors e dai carpentirs. Stant che a jerin de Basse come de Alte Furlane, ognidun di lor al puartave dongje peraulis in variants diferentis; des diferencis, un confront vivaros al veve permetut di meti ju par scrit tiermins in cuantitat, doprant il furlan e la grafie di “Marilenghe”.

I origjinai dal lavor de ricercje terminologjiche, che al cjape dentri ancje altris mistirs, ju a tignuts di cont Egjidio che in chei timps si jere cjapade la cjame di sistematizaju doprant un computer "Canon CX-1" ( DOS e tant mancul WINDOWS noesistevin, a jerin i timps dai Commodore e dal prin Apple) cuntun sisteme operatif e di videoscriture de Canon la che al tocjave scrivi i comants pe formatazion; il dut in Basic, vint studiat tai prins ains '70 el Cobol de IBM e de HONEYWELL e a Pisa l'Assembler pal IBM 360, un computer che al stave intun capanon grant come il Domo di San Scjefin, cun potence di elaborazion che vue si le a intune machinute. I dats registrats su chei discos di 3,5" cumo non si puedin plui leiju, parce che il sisteme operatif nol e compatibil cun nissun di chei vignuts dopo. Dal 1982 cui dis milions di liris, spindudis par compra chel computer, si rivave comuts a fa su une cantine in ciment armat.

Plui di vincj agns dopo, tal 2004, il CIRF (Centri Interdiparmental di Ricercje su la Culture e la Lenghe dal Friul) al a struturat inte forme classiche il “Dizionari talian-furlan di edilizie e di costruzions”, indula che a jentrin ancje gnufs matereai e gnovis tecnologjiis, gnovis regulis; la Provincie di Udin indi a curade la edizion (lec 482/99).

La Associazion Cultural el tomât e a pensat ben di torna a cjapa in man e di fa cognossi, integrant li che si e rivat, la vore impuartante di Egjidio e dai soi amis. Lu fas in ocasion de fieste de Madone de Salût di Vile di Buje, nomenade ancje Madone dai Fornasîrs e Madone de Ricostruzion dal Friul, come che Le a clamade il nestri Vescul Alfredo Battisti recuie.

Al e cussi nassut chest cuader, sorte di block notes che al palese la intenzion di puarta ae lus un patrimoni cidin di cognizions nassudis in agnorums, sui cantirs; la intenzion di fa puarta ae memorie; di mostra la complessitat dal mont de edilizie. Si trate di un lavor a miec, che, par inviasi a une conclusion, al a dibisugne de int dal mistir, dai specialiscj de materie.

Al a dibisugne di muredors, di manovai, di carpentirs... di int di cantir.

A lor ur domandin di cjapa in man il lapis e … meti ju ce che al mancje.

A coraran cussi peraulis tra personis, cun cuadris di vitis scompartidis, di vite passade al viert cun ogni sorte di timp.

In chest mut o poin ancje no di Buje une piere tal cantîr de iniziative de Casse Edil di Mutualitat e Assistence di Udin e de Universitat dal Friul (Dipartiment di Siencis Umanis) che a son daur a fa nassi il Museu dal Patrimoni Edil: CANTIRS.

 

laura nicoloso pitzalis

 

. . . MALTE, GARZON !

 

Vile di Buje, novembar 2013

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