Claudio Aita: Incontro con l`autore
L’Associazione Culturale “el tomât”
presso la BIBLIOTECA DI BUJA (UD)
vi invita
Venerdì 17 aprile 2015
alle 20,30
all’incontro con l’autore, un gradito rientro a Buja
Claudio Aita, friulano figlio di emigranti, nato in Svizzera e vissuto
tra Buja e la Toscana dove si è laureato e attualmente vive.
Sarà con noi per illustrarci la sua produzione letteraria e, in
anteprima nazionale, il suo ultimo lavoro LA CITTÀ DEL MALE.
Un romanzo che ci offre un’immagine inedita e inquietante del
capoluogo toscano.
Sarà un’occasione per incontrarlo e per ascoltare dalla sua voce il
percorso di vita che lo ha portato dai magazzini di un’industria di
Buja al vertice di una piccola ma prestigiosa casa editrice nel campo
dei beni culturali e poi ancora a scoprirsi scrittore capace di spaziare
dai temi del rapporto fra cucina e religione ai thriller mozzafiato.
Biografia
Esperto di Storia della Chiesa e Storia medievale, musicista, scrittore
ed editore nel settore del restauro, dell’arte e dei beni culturali.
È direttore responsabile di Kermes, la rivista del restauro.
Con Nardini Editore ha pubblicato due testi di successo sui rapporti
fra religione e cultura alimentare.
Negli ultimi anni si è proposto come autore di thriller di ambientazione
storica e contemporanea. Ha pubblicato A.D. 1033 (Il Molo),
Le colline oscure (Nardini Editore), La città del male (Nardini Editore).
Di prossima uscita Eclissi di sangue e Ritorno a Moloch.
Ha vinto il primo premio inedito e il premio della Giuria per il noir
storico al Concorso Nazionale Città di Parole 2014 di Firenze.
Il secondo premio per la sezione narrativa della IV Edizione del
Premio “Luce dell’Arte” 2015 di Roma.
“La scrittura, i libri cosa sono, cosa possono essere? Un semplice sfogo?
Il bisogno irrefrenabile di raccontarsi, di crearsi una propria ed
inattaccabile sfera di vita? Una fuga verso quell’ignoto, verso quella
dimensione “altra” rispetto alla misera realtà quotidiana e sociale, cui
tutti tendiamo, disperatamente, consapevoli però che si tratta di una
mera illusione. Eppure non possiamo fare a meno di mantenere la
porta socchiusa sull’ultima flebilissima speranza.
I personaggi dei miei libri costituiscono davvero una parte di me.
Ed in effetti, pur vivendo di vita propria, si sono impossessati delle mie
angosce, di ciò che rimane delle mie speranze, dei miei pensieri più
intimi, della logica dei miei pensieri, di ogni mia fibra. A mia volta,
io condivido le loro vicissitudini, percepisco la realtà attraverso i loro
sensi, mi sostengo sulle loro gambe, in una simbiosi, una complicità
assoluta. Io vivo in loro e loro in me. Ognuno ha bisogno dell’altro
per sostenersi, per continuare a lottare ed a sperare. Per questo, i miei
libri sono anche, in certa misura, “autobiografici”, pur nella trama del
genere...”